Project |
LaLaLexiT
Glossary | Digital glossary
Lemma | impostor
impostor
- Andrea Arrighini - Ca' Foscari Venezia - email
Abstract
First attested in Varro (ling.) as a linguistic technical term, the noun impos(i)tor developed in Late Antiquity into the specialised meaning of ‘impostor’. In this sense, the term appears in two passages by Ulpian (dig. 21,1,4,2; 50,13,1,3); Jerome employs it in the proverbial expression impostor et Graecus est (epist. 38,5) and in a broader discussion concerning the uirgines subintroductae (epist. 117,8), while Paulinus of Nola (carm. 24,337-8) uses it in reference to monks of dubious honesty. The term is also attested in Firmicus Maternus (math. 4,7,3), in the Querolus (40,3; 50,5) and in Salvian of Marseilles (gub. 1,2,7, where it features in a discussion of theodicy).
Published July 30, 2025 | Language: it
Copyright © 2025 Andrea Arrighini. This is an open-access work distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License (CC BY). The use, distribution or reproduction is permitted, provided that the original author(s) and the copyright owner(s) are credited and that the original publication is cited, in accordance with accepted academic practice. The license allows for commercial use. No use, distribution or reproduction is permitted which does not comply with these terms.
Permalink http://doi.org/10.30687/LLLXT/2375-1355/2025/01/012
- VLP. dig. 21,1,4,2: Item aleatores et uinarios non contineri edicto quosdam respondisse Pomponius ait, quemadmodum nec gulosos nec impostores aut mendaces aut litigiosos
- VLP. dig. 50,13,1,3: Medicos fortassis quis accipiet etiam eos, qui alicuius partis corporis uel certi doloris sanitatem pollicentur: ut puta si auricularius, si fistulae uel dentium. Non tamen si incantauit, si imprecatus est, si, ut uulgari uerbo impostorum utar, si exorcizauit: non sunt ista medicinae genera, tametsi sint, qui hos sibi profuisse cum praedicatione adfirment
- FIRM. math. 4,7,3: Si uero deficiens Luna ad Mercurium feratur, faciet malignos malitiosos sceleratos …, impostores malitiosa semper cupiditate fallentes
- HIER. epist. 38,5: Si tunica non canduerit, statim illud e triuio: ‘impostor et Graecus est’
- HIER. epist. 117,8: ille parasitum, iste impostorem, hic heredipetam, alius nouo quolibet appellat uocabulo
- PAVL. NOL. carm. 24,337-338: ne nomen nouum / acquirat impostor sibi MQDQ
- QVEROL. 40,3: Nisi fallor, unum ex ipsis uideo – atque ecce, rem gerit. Hem tibi clamo, impostor: oe cessa!
- QVEROL. 50,5: Sed audite quid loquor: huius modi homines impostores esse
- SALV. gub. 1,2,7: Primum igitur ab his qui hoc ita esse uel dolent uel accusant, illud requiro: de sanctis hoc, id est de ueris ac fidelibus Christianis, an de falsis et impostoribus doleant
Dopo l’occorrenza varroniana non vi sono tracce della presenza di impostor almeno fino alle soglie dell’età tardoantica, epoca in cui il sostantivo, pur di impiego limitato, si specializza nell’accezione di ‘impostore’. Con questo valore il lemma compare due volte nel Digesto, in entrambi i casi in testi di Ulpiano. Il primo (1) VLP. dig. 21,1,4,2: Item aleatores et uinarios non contineri edicto quosdam respondisse Pomponius ait, quemadmodum nec gulosos nec impostores aut mendaces aut litigiosos , che riporta il parere di Pomponio, giurista di età imperiale, si concentra sulla possibilità di avanzare una redhibitio, ossia una richiesta di risoluzione di un contratto di compravendita (cf. Berger 1991, 670). Tale facoltà non sussiste, tra gli altri, per i dediti al gioco, i bevitori, i golosi e gli impostori; la redibizione è invece ammessa di fronte a un uitium corporis che abbia riflessi sull’animus (21,1,4,1: Sed si uitium corporis usque ad animum penetrat … redhiberi posse). La seconda occorrenza (2) VLP. dig. 50,13,1,3: Medicos fortassis quis accipiet etiam eos, qui alicuius partis corporis uel certi doloris sanitatem pollicentur: ut puta si auricularius, si fistulae uel dentium. Non tamen si incantauit, si imprecatus est, si, ut uulgari uerbo impostorum utar, si exorcizauit: non sunt ista medicinae genera, tametsi sint, qui hos sibi profuisse cum praedicatione adfirment si colloca invece nella norma che definisce l’attribuzione della qualifica di medico, che pertiene esclusivamente allo specialista che curi una precisa parte del corpo e ne mitighi il dolore: essa non spetta a chi millanta facoltà curative pronunciando formule magiche, invocando gli dèi o praticando esorcismi. È in particolare quest’ultima categoria di persone a meritarsi l’etichetta di impostores (cf. Israelowich 2015, 33-4; Padovan 2015, 146; in ambito giuridico-religioso si veda inoltre Coll. Mos. 15,1,1, dove impostor traduce οἰωνιζόμενος φαρμακός di Deut. 18,10).
Firmico Materno (3) FIRM. math. 4,7,3: Si uero deficiens Luna ad Mercurium feratur, faciet malignos malitiosos sceleratos …, impostores malitiosa semper cupiditate fallentes , in un brano che prende in esame i profili umani che nascono quando la Luna, nella sua fase calante, si trova in Mercurio, associa gli impostores – il cui operato è chiosato con l’espressione malitiosa semper cupiditate fallentes – ad altre categorie come quelle dei maligni, dei malitiosi e degli scelerati.
Meritevole di attenzione è l’enunciato impostor et Graecus est, che compare nella lettera XXXVIII di Girolamo (ad Marcellam), in un passo in cui l’autore rivendica la propria fede contro i detrattori (4) HIER. epist. 38,5: Si tunica non canduerit, statim illud e triuio: ‘impostor et Graecus est’ (cf. Otto 1890, 155-6 nr. 768). Si tratta, come spiega Tosi (2021, 209 nr. 299), «di un insulto rivolto a una persona della quale, a prima vista, appare chiaro che non ci si può fidare»; in epist. 54,5 il medesimo concetto si mostra invece nella versione greca ὁ Γραικὸς, ὁ ἐπιθέτης. Tali espressioni esemplificano la diffusa tendenza ad attribuire ai Greci atteggiamenti astuti, menzogneri e fraudolenti, testimoniata anche dal sintagma Graeca fide (già in Plaut. Asin. 200; Auson. epist. 4,42), che «alludeva [...] allo scarso valore della parola data, all’impossibilità di nutrire una fondata fiducia nelle promesse dei Greci» (Tosi 2021, 209-10; analogamente proverbiale era la mendacità dei Cartaginesi: cf. Tosi 2021, 212-13 nr. 302). La seconda attestazione di impostor in Girolamo si colloca nella lettera CXVII (per cui cf. Lössl 1998): di probabile carattere fittizio e definita «a rhetorical declamation in epistolary dress» (Cain 2009, 123), essa si segnala per la polemica contro le agapetae o subintroductae, termini che indicano «female Christian ascetics who lived together with men, although both parties had taken the vow of continency» (Achelis 1959, 177; cf. anche Frank 2008). Questa pratica di convivenza estranea al matrimonio fra uomini, spesso chierici, e donne attirò frequentemente il biasimo degli autori cristiani: basti ricordare che alle subintroductae, già bersaglio degli strali di Girolamo in epist. 22,14, dove erano apostrofate come nouum concubinarum genus e meretrices uniuirae, Giovanni Crisostomo dedicò due trattati (Πρὸς τοὺς ἔχοντας συνεισάκτους e Περὶ τοῦ πῶς δεῖ φυλάττειν τὴν παρθενίαν, cf. Clark 1977; il fenomeno delle subintroductae è affrontato anche nelle due lettere Ad Virgines di Ps. Clemente Romano, per cui cf. Giorgetti 2021). Nell’epistola Girolamo riferisce del disagio di un confratello, la cui madre, vedova, e la cui sorella, vergine, vivono in alloggi separati; entrambe ospitano nella propria casa un chierico. Nel passo citato (5) HIER. epist. 117,8: ille parasitum, iste impostorem, hic heredipetam, alius nouo quolibet appellat uocabulo , Girolamo si rivolge alla giovane affermando che questo stato di cose suscita malumori anche tra i servi, che, gelosi della presenza costante dell’ecclesiastico, lo additano di volta in volta come un parassita, un impostore o un cacciatore di eredità (heredipeta).
Paolino di Nola si serve del lemma nel carmen XXIV, la prima parte del quale è dedicata alla descrizione del naufragio di Martiniano nei pressi di Marsiglia (6) PAVL. NOL. carm. 24,337-338: ne nomen nouum / acquirat impostor sibi (cf. la cospicua bibliografia su questo componimento: Fabre 1948, 117-22; Walsh 1976; Rougé 1986; Guttilla 1995; 1998, 435-48; Hardie 2021; Lax 2021). Dopo essere stato accolto e rifocillato dagli abitanti del luogo, nonostante l’incidente subìto, Martiniano sceglie di riprendere il viaggio per mare, anziché procedere via terra. Indossa infatti una veste logora e non vuole essere scambiato per un impostor, diversamente da quanti si fingono monaci o naufraghi per mendicare ricchezze: benché egli sia un naufragus, non intende tuttavia apparire similis fallentibus (vv. 325-40). Il brano paoliniano attesta che la presenza di monaci itineranti di dubbia onestà doveva essere particolarmente diffusa nel IV-V secolo, come dimostra la crescente ostilità delle autorità imperiali e degli autori cristiani verso queste figure (cf. a proposito Pottier 2009, 228-37; in merito al fenomeno del vagabondaggio monastico in età tardoantica cf. Neri 1998, 162-7; Caner 2002, 158-62; sui gyrovagi e sarabiti, tra i gruppi monastici più osteggiati, cf. Dietz 2005, 86-105); una simile testimonianza giunge anche da Agostino, che si scaglia contro i numerosi hypocritae che si aggirano per le province sub habitu monachorum (op. monach. 28,36).
Una duplice occorrenza del lemma si mostra anche nell’anonimo Querolus. La prima si inserisce nella scena II (16-41; Brandenburg), sede di un esteso dialogo tra il Lar Familiaris e Querulo. Il nume profetizza al suo protetto l’acquisizione di un’ingente quantità d’oro (36,1), a patto che costui agisca contro il proprio interesse (37,1: Vade iam nunc et quicquid contra te est, facito): il Lare gli spiega che dovrà accogliere anche fures e praedones, se si presenteranno da lui (37,4). Rimasto solo, Querulo è stupito dalla condizione posta dal Lar: per quanto scettico, si mette comunque alla ricerca dei ladri che potrebbero renderlo ricco e, in particolare, dei malfattori qui urbane fibulas subducunt quique curtant balteos (40,2). Quando gli sembra di averne individuato uno in azione, grida verso di lui, apostrofandolo come impostor (7) QVEROL. 40,3: Nisi fallor, unum ex ipsis uideo – atque ecce, rem gerit. Hem tibi clamo, impostor: oe cessa! : la scelta di tale termine trova spiegazione nel modo stesso di procedere di questa tipologia di fur, che ruba fibbie e sfila cinture, di soppiatto e senza farsi scoprire. Di più complessa interpretazione è Querol. 50,5 (8) QVEROL. 50,5: Sed audite quid loquor: huius modi homines impostores esse . I due parassiti Sicofante e Sardanapalo celebrano le virtù divinatorie del loro capo, il finto mago Mandrogero, che Querulo smania di incontrare. Per mascherare le intenzioni truffaldine del trio, Sicofante ammonisce furbescamente i suoi interlocutori, ricordando che di norma gli uomini come Mandrogero sono impostores. Proprio in relazione a questa definizione, Querulo chiede se l’indovino non sia tra quanti impugnino ferulae e camminino attorniati da turbae di persone (50,6: Certe ferulas non habet neque cum turbis ambulat?). Si è pensato che Querulo alluda ad harioli, circulatores o maghi itineranti: è tuttavia verosimile che venga qui offerta una caricatura dei filosofi cinici, frequentemente denigrati dagli autori di età imperiale e tardoantica (su quest’ultimo aspetto cf. Goulet-Cazé 1990, 2736-52; Brancacci 1994, 442-51; Lugli 2017, 34-8). Se così fosse, l’accusa di impostura sarebbe quindi comicamente rivolta a tali figure, che, secondo un diffuso stereotipo, camminavano per le strade con un bastone da passeggio e folle di adepti al seguito (in merito a questa identificazione cf. Brandenburg 2024, 57-60 e 370-1; Arrighini 2025).
La presenza di impostor nell’esordio del De gubernatione Dei di Salviano di Marsiglia si inserisce nel quadro di una più ampia discussione sulla sorte dei buoni e dei malvagi. Alcuni, afferma l’autore, sostengono che Dio si disinteressi di ogni cosa: prova ne è l’assenza di limiti per i mali e di protezione per i boni (1,2,6: Aiunt igitur a Deo omnia praetermitti, quia nec coerceat malos nec tueatur bonos), al punto che la condizione di questi ultimi è senza dubbio peggiore (et ideo in hoc saeculo deteriorem admodum statum esse meliorum). Tale denuncia costituisce dunque una declinazione di quella quaestio de prouidentia che Traina (2019), con riguardo alla riflessione senecana, definisce «la domanda più antica del mondo» (per la tematiche e il significato complessivo del De gubernatione Dei cf. Messana 1997; sulla centralità del ruolo della provvidenza in quest’opera cf. Aguirre Durán 2017, 19-24). Per confutare la tesi di quanti avanzano queste recriminazioni, Salviano domanda loro se si dispiacciono per i santi e per i cristiani di fede sincera, oppure per i falsi cristiani e per gli impostori (9) SALV. gub. 1,2,7: Primum igitur ab his qui hoc ita esse uel dolent uel accusant, illud requiro: de sanctis hoc, id est de ueris ac fidelibus Christianis, an de falsis et impostoribus doleant , cioè per coloro che si fregiano dell’appartenenza religiosa in modo disonesto, ostentando un titulum sanctitatis per sordidi interessi affaristici (1,2,7: uindicantes improbissimis quaestibus nomen religionis et praeferentes ad sordidissimas negotiationes titulum sanctitatis; per questa contrapposizione tra ueri ac fideles Christiani e falsi Christiani et impostores cf. Costanza 2006, 77-80).
- Achelis 1959: H. Achelis, Agapetae, in J. Hastings (ed.), Encyclopaedia of Religion and Ethics, I, Edinburgh; New York 1959, 177-80
- Aguirre Durán 2017: M.E. Aguirre Durán, Salviano de Marsella y la crisis del siglo V: aspectos histórico-teológicos en el De gubernatione Dei, «Scripta Mediaeualia» 10:1 (2017), 11-42
- Arrighini 2025: A. Arrighini, «Certe ferulas non habet neque cum turbis ambulat?». Allusioni ai filosofi cinici nel Querolus, in D. van Mal-Maeder, A. Rolle (ed.), Le pouvoir de la parole, du geste et du regard. Actes de Colloque international. Réseau ‘Le phénomène littéraire aux premiers siècles de notre ère’ (Lausanne, 17-18 novembre 2023). In corso di stampa
- Berger 1991: A. Berger, Encyclopedic Dictionary of Roman Law, Philadelphia 1991 (1953)
- Brancacci 1994: A. Brancacci, Cinismo e predicazione popolare, in G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza (ed.), Lo spazio letterario della Grecia antica. I: La produzione e la circolazione del testo, Roma 1994, 433-55
- Brandenburg 2024: Y. Brandenburg, Aulularia siue Querolus. Prolegomena und Kommentar, Berlin; Boston 2024
- Cain 2009: A.J. Cain, Jerome’s Epistula 117 on the Subintroductae: Satire, Apology, and Ascetic Propaganda in Gaul, «Augustinianum» 49:1 (2009), 119-43
- Caner 2002: D.F. Caner, Wandering, Begging Monks. Spiritual Authority and the Promotion of Monasticism in Late Antiquity, Berkeley 2002
- Clark 1977: E.A. Clark, John Chrysostom and the subintroductae, «Church History» 46 (1977), 171-85
- Costanza 2006: S. Costanza, Romani e barbari, cristiani e pagani nella concezione salvianea della storia (II parte: De gubernatione Dei), «Guttadauro» 2 (2006), 75-139
- de Melo 2019: Varro, De lingua Latina. I: Introduction, Text, and Translation. II: Commentary. Edited and Translated by W.D.C. de Melo, Oxford 2019
- Dietz 2005: M. Dietz, Wandering Monks, Virgins and Pilgrims. Ascetic Travel in the Mediterranean World A.D. 300-800, University Park 2005
- Ernout, Meillet: A. Ernout, A. Meillet, Dictionnaire étymologicque de la langue latine. Histoire des mots, Paris 2001 (1932)
- Fabre 1948: P. Fabre, Essai sur la chronologie de saint Paulin de Nole, Paris 1948
- Facchini Tosi 2013: C. Facchini Tosi, Neologismi di nomina agentis in -tor, «Euphrosyne» 41 (2013), 451-78
- Flobert 2019: Varron, La langue latine. Livre VII. Tome III. Texte établi, traduit et commenté par P. Flobert, Paris 2019
- Frank 2008: K.S. Frank, Subintroductae, in E. Fahlbusch et alii, G.W. Bromiley (ed.), The Encyclopedia of Christianity. V, Grand Rapids; Cambridge; Leiden; Boston 2008, 210-11
- Giorgetti 2021: S. Giorgetti, Il fenomeno delle subintroductae. Analisi e osservazioni a partire da un testo del III secolo: le Epistulae Ad Virgines, «Rivista di Storia del Cristianesimo» 18:1 (2021), 173-203
- Goulet-Cazé 1990: M.-O. Goulet-Cazé, Le cynisme à l’époque impériale, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. II.36.4, Berlin 1990, 2720-833
- Guttilla 1995: G. Guttilla, Il carme 24 di Paolino di Nola e la sua nouitas, «Κοινωνία» 19 (1995), 5-31
- Guttilla 1998: G. Guttilla, Tre naufragi di contenuto cristiano nel IV secolo d.C. (Ambrogio, de exc. fratr. 1,43-48; Paolino, carm. 24,1-308 ed epist. 49), in G. Luongo (ed.), Anchora uitae. Atti del II convegno paoliniano nel XVI centenario del ritiro di Paolino a Nola (Nola-Cimitile, 18-20 maggio 1995), Napoli 1998, 431-61
- Hardie 2021: P. Hardie, Unity and Disunity in Paulinus of Nola Poem 24, in A.N. Michalopoulos, A. Serafim (ed.), The Rhetoric of Unity and Division in Ancient Literature, Berlin; Boston 2021, 413-24
- Israelowich 2015: I. Israelowich, Patients and Healers in the High Roman Empire, Baltimore 2015
- Lax 2021: I. Lax, L’incontro tra Paolino e Martiniano: il riuso del testo biblico in Paul. Nol. carm. 24,13-20, «Bollettino di Studi Latini» 51:2 (2021), 549-57
- Lössl 1998: J. Lössl, Satire, Fiction and Reference to Reality in Jerome’s Epistula 117, «Vigiliae Christianae» 52:2 (1998), 172-92
- Lugli 2017: U. Lugli, Il questuante immeritevole: impostori e filosofi nella Roma dei Cesari, in S. Isetta (ed.), FuturAntico 12, Il dono: libertà e gratuità, Genova 2017, 35-44
- Magni 2016: E. Magni, Le nominalizzazioni agentive in -tor, in P. Poccetti (ed.), Latinitatis rationes: Descriptive and Historical Accounts for the Latin Language, Berlin; Boston 2016, 101-17
- Messana 1997: V. Messana, ‘Christianorum morbi’ e ‘miseria temporis’ in Salviano, in S. Bianchetti (ed.), Ποίκιλμα. Studi in onore di M.R. Cataudella in occasione del 60° compleanno, II, La Spezia 2001, 865-89
- Neri 1998: V. Neri, I marginali nell’Occidente tardoantico. Poveri, infames e criminali nella nascente società cristiana, Bari 1998
- Otto 1890: Die Sprichwörter und sprichwörtlichen Rendensarten der Römer gesammelt und erklärt von A. Otto, Leipzig 1890
- Padovan 2015: M. Padovan, Medicina e corpo tra privato e pubblico, in L. Garofalo (ed.), Il corpo in Roma antica. Ricerche giuridiche. I, Pisa 2015, 129-68
- Pfaffel 1981: W. Pfaffel, Quartus gradus etymologiae. Untersuchungen zur Etymologie Varros in De lingua Latina, Königstein 1981
- Piras 1998: G. Piras, Varrone e i poetica uerba. Studio sul settimo libro del De lingua latina, Bologna 1998
- Pottier 2009: B. Pottier, Contrôle et mobilisation des vagabonds et des mendiants dans l’Empire romain au IVe et au début du Ve siècle, in C. Moatti, W. Kaiser, C. Pébarthe (ed.), Le monde de l’itinérance, Bordeaux 2009 (https://doi.org/10.4000/books.ausonius.1719)
- Rougé 1986: J. Rougé, Un drame maritime à la fin du IVᵉ siècle. Le voyage de Martinien de Narbonne à Nole (Paulin de Nole, poème 24), «Pallas» (1986). Mélanges offerts à M. Labrousse, 93-103
- Stuenkel 1875: L. Stuenkel, De Varroniana uerborum formatione, Argentorati 1875
- Tosi 2021: R. Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Milano 2021 (1991)
- Traina 2019: A. Traina, La domanda più antica del mondo, in Seneca, La provvidenza. Con un saggio di I. Dionigi, a cura di A. Traina, Milano 2019 (1997), 5-33
- Walsh 1976: P.G. Walsh, Paulinus Nolanus, Carmen 24, in J.J. O’Meara, B. Naumann (ed.), Latin script and Letters A.D. 400-900. Festschrift Presented to L. Bieler on the Occasion of His 70th Birthday, Leiden 1976, 37-43
- Zanker 2023: A.T. Zanker, Varro’s Word Trees, in A. Gitner (ed.), Roman Perspectives on Linguistic Diversity: Guardians of a Changing Language, New York 2023, 47-70 (https://doi.org/10.1093/oso/9780197611975.003.0004)
| DC Field | Value |
|---|---|
|
dc.identifier |
ECF_article_26454 |
|
dc.title |
impostor |
|
dc.contributor.author |
Arrighini Andrea |
|
dc.publisher |
Edizioni Ca’ Foscari - Venice University Press, Fondazione Università Ca’ Foscari |
|
dc.type |
Research Article |
|
dc.language.iso |
it |
|
dc.identifier.uri |
http://edizionicafoscari.it/en/edizioni4/riviste/lalalexit/2025/1/impostor/ |
|
dc.description.abstract |
First attested in Varro (ling.) as a linguistic technical term, the noun impos(i)tor developed in Late Antiquity into the specialised meaning of ‘impostor’. In this sense, the term appears in two passages by Ulpian (dig. 21,1,4,2; 50,13,1,3); Jerome employs it in the proverbial expression impostor et Graecus est (epist. 38,5) and in a broader discussion concerning the uirgines subintroductae (epist. 117,8), while Paulinus of Nola (carm. 24,337-8) uses it in reference to monks of dubious honesty. The term is also attested in Firmicus Maternus (math. 4,7,3), in the Querolus (40,3; 50,5) and in Salvian of Marseilles (gub. 1,2,7, where it features in a discussion of theodicy). |
|
dc.relation.ispartof |
LaLaLexiT |
|
dc.relation.ispartof |
Vol. 1 | July 2025 |
|
dc.issued |
2025-07-30 |
|
dc.identifier.issn |
|
|
dc.identifier.eissn |
2375-1355 |
|
dc.rights |
Creative Commons Attribution 4.0 International Public License |
|
dc.rights.uri |
http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ |
|
dc.identifier.doi |
10.30687/LLLXT/2375-1355/2025/01/012 |
|
dc.peer-review |
yes |
|
dc.subject |
Agapetae |
|
dc.subject |
Fraud |
|
dc.subject |
Impostor |
|
dc.subject |
Subintroductae |
|
dc.subject |
Wandering monks |
|
dc.subject |
['lalalexit'] |
| Download data |