1 Introduzione
Nell’aprire questo contributo pare opportuno delineare lo stato attuale della ricerca sulla vita e l’opera di Otto Karrer. La conoscenza della vita e dell’opera di Otto Karrer si basa principalmente sulle ricerche del lucernese Viktor Conzemius, storico della chiesa, deceduto nel 2017, il quale ha anche contribuito all’importante biografia di Karrer pubblicata dalla sua collaboratrice di lunga data Lieselotte Höfer nel 1985.1 La biografia si basa sull’ampio patrimonio di Otto Karrer conservato presso la Biblioteca centrale di Lucerna, nonché su memorie orali e scritte, che hanno dato vita a un lavoro dettagliato sulla sua vita. I conflitti di Karrer con i gesuiti, sorti dopo il suo abbandono dell’ordine e della Chiesa cattolica e l’ingresso nel seminario protestante per predicatori di Norimberga, sono presentati tenendo conto delle fonti dell’Archivio provinciale dell’Alta Germania (oggi: Archivio della Provincia centroeuropea dei gesuiti) di Monaco.
1 Cf. Höfer, Conzemius, Otto Karrer.
L’importanza di Karrer per l’ecumenismo viene riconosciuta nell’antologia Otto Karrer, fondamenti e prassi dell’ecumenismo ieri e oggi (Otto Karrer, Fundamente und Praxis der Ökumene gestern und heute) a cura di Wolfgang Müller (2004)2 e attraverso le Otto Karrer Lectures della Facoltà Cattolica dell’Università di Lucerna (2005‑07, 2010‑17).3 La sua critica a proposito delle modalità con cui la Chiesa rappresenta sé stessa e le corrispondenti tre proposte di riforma del 1955, da cui emerge l’importanza di Karrer per gli sforzi di riforma della Chiesa, possono essere rintracciate nell’articolo «Mentalità cisalpina e transalpina» («Cisalpinische und transalpinische Mentalitäten») di Dominik Burkard (2020).4
2 Müller, Otto Karrer.
3 Müller, Reden über die Welt und Gott.
4 Burkard, «Cisalpinische und transalpinische Mentalitäten».
Le difficoltà di Karrer con il nazionalsocialismo, che costrinsero lo studioso alla naturalizzazione in Svizzera nel 1935, le sue risposte pubbliche al Mito del XX secolo (Mythus des 20. Jahrhunderts) di Alfred Rosenberg (1930),5 i suoi progetti di emigrazione negli Stati Uniti e le sue difficoltà all’interno della Chiesa, che furono la causa della messa all’indice del suo libro Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione (Gebet, Vorsehung, Wunder. Ein Gespräch (1941)),6 sono trattati nella biografia della Höfer e nell’introduzione del Conzemius. Tutto ciò manca però di una sufficiente contestualizzazione e di una ricostruzione, principalmente a partire dalla corrispondenza di Karrer.
5 Rosenberg, Mythus des 20. Jahrhunderts.
6 Karrer, Gebet, Vorsehung, Wunder.
L’apertura, nel marzo 2020, dei fascicoli relativi al periodo del pontificato di Pio XII presso l’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede (ADDF) di Roma offre l’opportunità di far luce sui retroscena che portarono il Sant’Uffizio, nel 1937, a non mettere all’indice il libro di Karrer La fede dell’immortalità. La ricerca umana e la rivelazione divina sul senso eterno della vita (Der Unsterblichkeitsglaube. Das menschliche Suchen und die göttliche Offenbarung über den ewigen Lebenssinn (1936)),7 anche se, secondo la dichiarazione di Laurenz Vincenz, vescovo di Coira, era considerato «maturo per l’indice»8 a Roma. La situazione era diversa nel 1942, quando il libro di Karrer Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione fu messo all’Indice subito dopo la sua pubblicazione. Perché questo diverso approccio del Sant’Uffizio? I retroscena sono rimasti finora in gran parte oscuri.
7 Karrer, Der Unsterblichkeitsglaube.
8 Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 29.
Si vedrà che le discussioni di Karrer con il nazionalsocialismo, in particolare con il Mito del XX secolo di Rosenberg e la sua ricezione di Meister Eckhart, influenzarono la formazione dell’opinione del perito interno alla Congregazione riguardo a una possibile messa all’indice, nel 1937, di La fede dell’immortalità in modo tale il provvedimento non venne attuato. Nel 1942, tuttavia, queste ragioni vennero meno nel momento in cui venne posto all’Indice Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione. A tal riguardo si potrebbe ipotizzare che il cambio di pontificato da Pio XI a Pio XII nel 1939 abbia portato a un’applicazione più rigida della prassi della messa all’indice del Sant’Uffizio o che la situazione politica in Germania e in Svizzera fosse ora valutata in modo diverso. In questo contesto, occorre chiedersi se il tentativo fallito di Karrer di emigrare negli Stati Uniti nel 1939/40 abbia influenzato le misure di censura del Sant’Uffizio. Finora la responsabilità del fallimento dell’emigrazione è stata attribuita ai rappresentanti della gerarchia ecclesiastica svizzera,9 per i quali in particolare la vicinanza di Karrer al protestantesimo rappresentava una spina nel fianco.
9 Cf. Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 30.
Il lavoro di Karrer a Coira e a Lucerna, e più in generale in tutta la Svizzera germanofona, e le rigide reazioni delle autorità ecclesiastiche, non possono essere compresi senza tener conto dei due articoli inerenti alla sua clamorosa decisione che risale all’inizio degli anni Venti.
2 Primi conflitti
Il 7 marzo 1924 il Sant’Uffizio ricevette una prima comunicazione dal vescovo di Coira, Georg Schmid von Grüneck. In essa viene descritta la vita di Otto Karrer facendo in particolar modo notare le grandi speranze che la Compagnia di Gesù aveva riposto nella sua persona.
Nonostante le aspettative – commentava il presule – egli non solo lasciò la Chiesa cattolica nell’agosto del 1923, ma si unì anche alla setta protestante e servì come predicatore nella città bavarese di Norimberga.
Schmid von Grüneck aveva deciso di ammettere Karrer nella diocesi di Coira con «opportune precauzioni», poiché era «veramente penitente e fortemente raccomandato dai suoi superiori e amici». Intendeva «affidargli l’incarico di insegnante di ragazzi in un liceo di Immensee». Chiese quindi al Sant’Uffizio il permesso di concedere a Karrer «la celebrazione della Santa Messa e altri doveri sacerdotali».10
10 Schmid von Grüneck al Sant’Uffizio, Coira, 7 marzo 1924, in Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede (ADDF), St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 1 (qui e di seguito: tutte le traduzione dell’autore): «Praeter omnium exspectationem mense Augusto anni elapsi 1923 ex ordine non solum, sed etiam Ecclesia catholica egressus, Protestantium sectae adhaesit, et in urbe Bavarica Norimbergensi praedicatoris munere functus est. […] Quem vere paenitentem, a Superioribus et amicis valde commendatum, sub cautelis debitis et opportunis in Dioecesim meam recipere decrevi, ubi in gymnasio loci Immensee puerorum magistri munus ei committere intendo. Cum vero per apostasia a fide incurrerit excomminationem (a qua tamen interim jam solutus est) et infamiam juris, Supremam Congregationem S. Officii omni qua par est devotione rogare audeo, ut mihi facultatem concedere dignetur praedictum D. Ottonem Karrer ab omnibus, quas per apostasiam a fide, ad normam sacrorum canonum, incurrerit censuris absolvendi eumque ad Missae celebrationem aliaque munia sacerdotalia, quantum pro rerum adjunctis in Domino videbitur, admittendi».
Per Schmid von Grüneck la richiesta sembrava destinata a un esito positivo, ma aveva inavvertitamente comunicato al Sant’Uffizio un’informazione esplosiva: Karrer avrebbe lavorato a Norimberga «come predicatore». Sebbene il vescovo abbia corretto questa informazione in un’altra lettera al Sant’Uffizio, dopo essere stato messo al corrente dell’errata informazione dallo stesso Karrer,11 la questione se Karrer avesse effettivamente predicato a Norimberga fu vagliata con particolare scrupolosità dalle autorità romane. La correzione presentata dal vescovo di Coira non fu pienamente accolta, poiché aveva ricevuto solo una smentita da Karrer. Questa diffidenza non fu neanche dissipata dalla conferma di Paul de Chastonay SJ, anch’egli considerato di parte parziale dal Sant’Uffizio. Allo stesso modo di Schmid von Grüneck, l’ex maestro dei novizi di Karrer considerava la conversione di Karrer genuina, comportando «sotto ogni aspetto una sincera e solida speranza di perseveranza» e la prova di «una volontà veramente buona». Inoltre, de Chastonay sosteneva l’informazione che, pur avendo vissuto in un seminario di predicatori, non era «mai apparso nell’ufficio di predicatore nella città di Norimberga».12
11 Cf. Schmid von Grüneck al Sant’Uffizio, Coira, 17 giugno 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 2: «…inductus per erroneam informationem mihi factam, nuntiaveram, praedictum Sacerdotem Ottonem Karrer in civitate Norimbergensi munere praedicatoris functum esse. Nunc vero per litteras ipsius D. Karrrer certior factus sum, eum non functum esse munere praedicatoris, sed tantum in seminario protestantico degisse, ut ibi se praepararet ad munus illud post plures menses suscipiendum».
12 De Chastonay al Sant’Uffizio, Zurigo, 10 giugno 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 8: «Ad ea, quae R.V. de Otto K. me interrogavit, respondeo quod Deo favente et miserante, in bona est dispositione. Quantum pro humana fragilitate conjicere licet, censeo conversionem suam omnio sinceram ess atque solidam spem perseverantiae praebere. Omnibus conditionibus appositis et poenitentiis laudabiliter se subjecit et omnia indicia vere bonae voluntatis prae se fert [sic]. Attenta indole sua, enixe roga, ut ab irregularitate quam primum absolvatur. Addo, quod nunquam munere praedicatoris in civitate Norimbergensi functus sit. Habitabat quidem in quoddam seminario, in quo praedicatores efformantur, sed ipse hoc munere non est».
Nonostante queste testimonianze, Franz Ehrle SJ interpellò il superiore della comunità gesuita di Norimberga, che però non poté fornire alcuna informazione contraria.13 L’importanza per il Sant’Uffizio della questione di un eventuale sermone protestante tenuto in pubblico si può misurare dal fatto che persone e luoghi diversi furono ora coinvolti indipendentemente l’uno dall’altro. Non solo Ehrle comunicò con la Curia dei gesuiti,14 che tuttavia giunse a un giudizio positivo su Karrer,15 ma anche Schmid von Grüneck continuò a fare pressioni in suo favore presso il Sant’Uffizio.16 Non ottenendo alcuna risposta dalla Congregazione, il vescovo di Coira rinnovò la sua richiesta; Karrer era «per l’edificazione di tutti, veramente pentito e umilmente trasformato», perciò gli sembrava
13 Cf. Ehrle a Aman, Roma, 31 giugno 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 4 (manoscritto); Aman al Sant’Uffizio, Norimberga, 9 settembre 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 10: «Interfuit quidem exercitationibus in seminario et sermonibus in ecclesiis protestanticis habitis, ipse vero, exceptis exercutationibus in seminario, sermonem publice non habuit».
14 Cf. Ehrle alla Curia dei Gesuiti, Roma, 31 giugno 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 6s.
15 Cf. Boetto a Perosi (Assessore del S. Officio), Roma, 13 gennaio 1925 e 24 marzo 1925, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 13.
16 Cf. Schmid von Grüneck al Sant’Uffizio, Coira, 13 settembre 1924, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 9.
troppo duro – soprattutto nell’Anno Santo giubilare – se la sua assoluzione venisse ritardata per un periodo più lungo a causa di un’irregolarità.17
17 Schmid von Grüneck al Sant’Uffizio, Coira, 22 gennaio 1925, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 12: «Respondem ad meam petitionem diei 13. Spt. 1924 in causa Sacerdotis Ottonis Karrer Suprema Sacra Congregatio Sancti Officii die 9. Nov. 1924 mihi scripsit: ‘Prout petitur, non expedire, et R.P.D. Episcopus dictum Sacerdotem adhortur, ut velit se recipere in aliquam familiam religiosam.’ Ad haec respondere liceat, quod praedictus D. Otto Karrer jam fere per anum versetur in domo Helvetica Missionum Wolhusen, quae domus, cum sit Seminarium theologicum, in quo se praeparant alumni ad sacerdotium et vocationem Missionariorum in Missionibus exteris, sine ullo dubio aequiparari potest familiae religiosae in sensu vero et proprio. Cum D. Karrer ibi versetur in omnium aedificationem, vere paenitens et humilis, videtur mihi nimis durum – praesertim in anno sancto jubilaei – si absolutio ab irregularitate ei per longius adhuc tempus procrastinaretur. Quare instantissime petitionem meam factam die 13. Sep. 1924 hodie humiliter iterare liceat, ut tandem mihi facultas concedatur, eum a praedicta irregularitate absolvendi in hunc effectum, ut ad celebrationem s. Missae sacrificii admittatur. Facultem cetera munia sacerdotalia exercendi ei demum post longiorem probationem concedam».
Anche Karrer scrisse personalmente al Sant’Uffizio descrivendo la sua situazione personale. In questa missiva ammetteva che la sua richiesta di permesso di predicare era stata probabilmente «inopportuna», soprattutto perché non c’era alcuna occasione per lui di predicare, se non nel caso di una visita in patria, che non poteva del tutto evitare per il bene di sua madre.18 Il motivo per cui Karrer si tirò indietro riguardo alla sua richiesta di permesso di predicare non può essere determinato con certezza dai documenti. Non esiste un rifiuto ufficiale da parte del Sant’Uffizio, sembra piuttosto probabile che Karrer sia stato messo in guardia da ambienti gesuiti che non ritenevano ragionevole la sua richiesta.
18 Cf. Karrer al Sant’Uffizio, Beuron, 10 settembre 1925, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 18: «Admonitus literis Rmi P. Assistentis S.J. van Oppenraji, quem certiorem feci de petitione mea per Ordinarium Churiensem Missa, subiungo hic statim testimonium medici, qui Beuronae curam habet totius monstarii. Item, si forte ultima petitionis meae pars (de facultate praedicationis exordinaria) importunior videatur, mentem meam sciat Em. V. von [sic] esse aliquid quasi postulare, sed tantum in omni modestia interrogarsi concedere fas videatur. Nec mihi alia praedicandi occasio prae oculis versatur, nec exceptionalis quidem, quam in aliqua visitatione parochiae natalis (ruri sitae), quam propter matrem vitare non plane possum – qua occasione homines facile mirantur et scandalizantur, si tamdiu silens veniam et abeam, quem piene restitutum putant longo iam tempore».
In questo primo conflitto con il Sant’Uffizio, appare già chiaro uno schema che si ripeterà più volte nei trent’anni successivi: mentre l’autorità curiale a Roma lasciava senza risposta o respingeva le richieste di Karrer e dei suoi sostenitori, il teologo tendeva a essere impaziente e ciò si rivelò un danno per lui. Inoltre, colpisce il fatto che molti dei suoi ex confratelli della Compagnia si schierarono al suo fianco, il che non era scontato vista la sua storia precedente. In questo primo confronto, tuttavia, manca il gruppo che avrebbe reso la vita difficile a Karrer da quel momento in poi, ma che avrebbe acquisito una potente influenza a Roma, vale a dire i vari ecclesiastici svizzeri che denunciarono il teologo.
3 Denunce
Un esempio del modus operandi di tale gruppo può essere colto nella controversia relativa a una conferenza di Karrer del 1933.19 Dal 24 al 28 luglio 1933, la Fondazione Luzern aveva organizzato un corso estivo di psicologia nell’omonima cittadina elvetica, che, secondo Thomas Buholzer, vicario generale di Basilea, aveva un «carattere liberale». In occasione di questo corso si tennero anche due conferenze serali, una del teologo protestante Ludwig Köhler e l’altra di Otto Karrer sul tema: Esperienza di Dio in Jeremiah, Agostino e Meister Eckhart (Gotteserfahrung und Gotteserlebnis bei Jeremia, Augustin und Meister Eckhart). Nell’epilogo congiunto della pubblicazione di queste conferenze, Köhler e Karrer scrivono:
19 Cf. Buholzer al Sant’Uffizio, Soletta, 7 ottobre 1935, Exposé zur beigelegten Broschüre, Gotteserfahrung und Gotteserlebnis bei Jeremia, Augustin und Eckhart von Prof. D. Dr. Ludwig Köhler und Otto Karrer, Schweizer Spiegel Verlag in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 43.
I due autori sono lieti della pubblicazione congiunta come simbolo della profonda comunione di tutti coloro che si basano sulla Bibbia.20
20 Karrer, Köhler, Gotteserfahrung und Gotteserlebnis: «Die beiden Verfasser freuen sich über die gemeinsame Veröffentlichung als ein Sinnbild für die tiefe Gemeinschaft aller derer, die sich auf die Bibel gründen».
Questa frase aveva spinto il Vicario generale di Basilea a fare una brusca dichiarazione al Sant’Uffizio:
Ora riteniamo che non solo la pubblicazione congiunta sia altamente inopportuna, ma siamo convinti che l’epilogo sia errato e fuorviante; perché con un uomo che ha opinioni come quelle del professor Köhler nella sua conferenza, non c’è profonda comunione per un cattolico sul terreno della Bibbia.
Il Vicario generale citava come «prova» dell’eterodossa collaborazione quanto segue:
Köhler aveva parlato di un «monoteismo in divenire»21 (sich entwickelnden Monotheismus) nella Bibbia, che all’epoca del profeta Geremia era ancora del tutto sconosciuto; solo cinquant’anni dopo, nel Deutero-Isaia, era riconoscibile per la prima volta.
21 Karrer, Köhler, Gotteserfahrung und Gotteserlebnis, 9.
In secondo luogo, singole affermazioni erano quantomeno fuorvianti,
essi (gli ebrei) non sono ancora pronti a dire che c’è un solo Dio, il che è quasi come se il politeismo fosse mai stato riconosciuto in Israele. È grave che questa affermazione sia stata fatta da un teologo protestante in una città cattolica, tanto che persino la cattolica Schweizerische Kirchenzeitung l’ha ripresa. Infatti, non abbiamo alcuna prova nella Sacra Scrittura che essa riconosca altri idoli anche in un solo luogo, e questo è ciò che conta, non se il concetto di monoteismo esistesse già.
Inoltre, Köhler aveva tracciato lo sviluppo storico del popolo d’Israele da Mosè all’esilio in altre conferenze tenute nel novembre 1933 nel circolo della Libera Associazione di persone di mentalità affine (Freie Vereinigung Gleichgesinnter) di Lucerna e aveva detto quanto segue, secondo la Gazzetta di Lucerna nr. 267 del 14 novembre 1933:
In origine, Yahweh era solo un Dio tra i tanti; solo nell’esilio si è sviluppato il monismo, la fede in un unico Dio. Dio è il Signore, il padrone del suo popolo, al quale concede protezione in cambio dell’osservanza dei suoi comandamenti. Solo più tardi diventa per gli israeliti Dio creatore, che ha creato il mondo. (sottolineatura originale)
Da queste prove, la direzione della chiesa di Basilea concluse l’evidenza del completo evoluzionismo razionalistico di Köhler per quanto riguarda la fede di Israele in Dio.
Ciò era evidente anche dal punto di vista morale. Köhler aveva parlato del «divenire della morale» (Werden der Sittlichkeit) (sottolineatura originale), per cui anche in questo caso si è prodotto un relativismo e un evoluzionismo, che dal punto di vista cattolico deve essere nettamente respinto.22
22 Buholzer al Sant’Uffizio, Soletta, 7 ottobre 1935, Exposé zur beigelegten Broschüre, Gotteserfahrung und Gotteserlebnis bei Jeremia, Augustin und Eckhart von Prof. D. Dr. Ludwig Köhler und Otto Karrer, Schweizer Spiegel Verlag in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 43 (sottolineatura originale): «so etwa… sie (die Hebräer) sind noch nicht so weit, dass sie sagen, es gebe nur einen Gott, was beinahe so aussieht, als ob je in Israel der Polytheismus anerkannt worden wäre. Es ist bedauerlich, dass dieser Satz von einem evangelischen Theologen in einer katholischen Stadt aufgestellt wurde, so dass ihn sogar die katholische ,Schweizerische Kirchenzeitung‘ aufgegriffen hat. Denn wir haben doch in der Heiligen Schrift keinerlei Anhaltspunkte dafür, dass sie auch nur an einem Ort andere Götzen anerkennt, und darauf kommt es an, nicht darauf, ob der Begriff des Monotheismus schon vorhanden war. […] Ursprünglich war Jahwe nur ein Gott unter vielen; im Exil erst bildete sich der Monismus, der Eingottglaube. Gott ist der Herr, Gebieter seines Volkes, dem er gegen Haltung seiner Gebote Schutz gewährt. Später erst wird er den Israeliten Gott der Schöpfer, der die Welt geschaffen hat». So hatte Köhler vom «Werden der Sittlichkeit» gesprochen, wodurch «sich auch hier wieder ein Relativismus und Evolutionismus» ergebe, «der vom katholischen Standpunkte aus, scharf abgelehnt werden muss».
Anche se queste affermazioni non provenivano da Karrer, la sua vicinanza a Köhler era sufficiente per un giudizio severo:
Il razionalismo di vasta portata di Köhler è quindi certo. Una pubblicazione congiunta con un razionalista protestante così aperto da parte del sacerdote cattolico Otto Karrer è deplorevole, deve avere un effetto di confusione sui cattolici, e l’epilogo secondo cui questa pubblicazione congiunta è un simbolo della profonda comunione di tutti coloro che si basano sulla Bibbia è errato; perché con un razionalista non c’è alcuna profonda comunione sulla Bibbia, che contiene la rivelazione divina, a parte il fatto che nel sistema del razionalismo l’ispirazione e l’inerranza della Bibbia non hanno posto.23
23 Buholzer al Sant’Uffizio, Soletta, 7 ottobre 1935, Exposé zur beigelegten Broschüre, Gotteserfahrung und Gotteserlebnis bei Jeremia, Augustin und Eckhart von Prof. D. Dr. Ludwig Köhler und Otto Karrer, Schweizer Spiegel Verlag in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 43: «Der weitgehende Rationalismus Köhlers steht also fest. Eine gemeinsame Publikation mit einem so offenen protestantischen Rationalisten von Seite des katholischen Priesters Otto Karrer ist ärgerniserregend, muss auf die Katholiken verwirrend wirken und das Nachwort, dass diese gemeinsame Publikation ein Sinnbild sei der tiefen Gemeinschaft aller derer die auf die Bibel gründen, ist irrig; denn mit einem Rationalisten gibt es keine tiefe Gemeinschaft auf der Bibel, welche die göttliche Offenbarung enthält, ganz abgesehen davon, dass im System des Rationalismus die Inspiration und Irrtumslosigkeit der Bibel keinen Platz hat».
Ora il conflitto non rimase a livello di comunicazione interna agli uffici ecclesiastici, ma fu reso noto a un pubblico più ampio attraverso la Schweizerischer Kirchenzeitung, che era ben informata dai vari oppositori di Karrer. Se gli attacchi erano rivolti alla collaborazione ecumenica di Karrer con Köhler, per Karrer stesso era chiaro che le polemiche contro Köhler erano in realtà rivolte a lui.24
24 Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 152.
Nonostante le varie dimostrazioni di solidarietà con Karrer, soprattutto da parte dei cattolici lucernesi, Karrer si sentì costretto a difendere la sua collaborazione con Köhler davanti al vescovo di Basilea:
La SKZ mette la mia collaborazione con il professor Köhler sotto la luce della mancanza di fedeltà alla fede davanti a tutto il clero svizzero e non solo… Avevamo confessato una comunione di cristiani separati… per quanto riguarda il patrimonio religioso della Bibbia, che, come è noto, è la base degli sforzi di unione. La Kirchenzeitung… dichiara impossibile qualsiasi comunione e cooperazione con un protestante sulla base della Bibbia che non comprende pienamente la Bibbia come concepito da noi… Inoltre, c’è un grave pregiudizio su un uomo di altre convinzioni di fede che gode di grande stima come religioso e teologo e che si comporta nei confronti dei cattolici in modo diverso da come l’autore si comporta nei suoi confronti… Il motivo dell’insulto a Köhler non era, ovviamente, la sua visione biblico-scientifica – se la vox populi è giusta – ma la necessità di mettere alla gogna me, il sacerdote cattolico.25
25 Karrer a Ambühl, Lucerna, 8 novembre 1933, d.: Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 154.
Una lettera di Karrer al Sant’Uffizio del 1936 mostra quanto a lungo questo conflitto abbia continuato a produrre effetti. Scriveva infatti il sacerdote:
È un’idea sbagliata che io abbia indebitamente trascurato le critiche precedenti. […] Infatti il suddetto professore [cioè Köhler] non solo mi era noto in pubblico come ‘ortodosso’ e allo stesso tempo simpatizzante cattolico, ma mi aveva anche dichiarato con parole esplicite davanti a testimoni la sua dottrina e la sua fede in opposizione al razionalismo, cioè l’ispirazione delle Sacre Scritture come Parola di Dio e in relazione alla divinità di Gesù Cristo.26
26 Karrer al Sant’Uffizio, Lucerna, 8 febbraio 1936, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 49: «Es ist ein Irrglaube, dass ich die vorangegangene Kritik ungebührend vernachlässigt habe. […] Denn besagter Professor [gemeint ist Köhler] war mir nicht nur in der Öffentlichkeit als ,orthodox‘ und zugleich Katholiken-Anhänger bekannt, sondern er erklärte mir gegenüber auch in ausdrücklichen Worten vor Zeugen seine Lehre und seinen Glauben im Gegensatz zum Rationalismus, nämlich die Inspiration von der Heiligen Schrift als das Wort Gottes und in Bezug auf die Göttlichkeit Jesu Christi».
Un anno dopo, il Sant’Uffizio discusse la messa all’indice del libro di Karrer La fede dell’immortalità. Quando Karrer venne a conoscenza dell’imminente messa all’indice, scrisse al cardinale segretario di Stato Eugenio Pacelli:
È possibile che in qualche punto dei miei scritti, nel tentativo di portare la verità cattolica alle anime di persone ben intenzionate che hanno perso la fiducia nella loro fede, io non abbia conservato con sufficiente chiarezza l’oggettività del dogma come io stesso avrei voluto. […] Non ho mai voluto altro con le parole e con gli scritti e non voglio altro che contribuire a conservare e approfondire la fede della santa Chiesa cattolica sotto la guida del Santo Padre, fede alla quale aderisco con tutta l’anima, nella presente generazione. Vostra Eminenza sa, grazie alla sua personale conoscenza del mondo di lingua tedesca, quanto sia difficile oggi affrontare pastoralmente il mutare delle opinioni e degli umori in modo tale che ciò che è religiosamente inteso venga assorbito nell’ordine della fede e della vita cattolica. Dal momento che le mie opere sono state accolte calorosamente dai migliori teologi e pastori e sono state ampiamente diffuse tra i fedeli, dal momento che un numero considerevole di persone è stato e continua a essere reintrodotto alla vita ecclesiale attraverso di esse dopo la confessione, e infine anche dal fatto che i leader spirituali del movimento anticristiano (a esempio Hauer) hanno notato con una certa rabbia l’«effetto affascinante» (come dicono loro) dei miei scritti e hanno imposto un’ostruzione statale contro di me presso l’organo ufficiale di supervisione degli interessi ideologici (nazionalsocialisti), credo di poter confidare che i miei scritti porteranno qualche frutto per la Santa Chiesa grazie alla bontà di Dio. Se in una tale situazione venisse presa contro di me una misura ecclesiastica così grave come la messa all’indice, non solo sarebbe praticamente impossibile continuare a scrivere, ma non mi resterebbe nemmeno una corrispondente attività pastorale sacerdotale dopo che i miei ripetuti sforzi per riottenere la giurisdizione per la confessione sacramentale presso il Sant’Uffizio non sono stati ascoltati. Sarei moralmente rovinato sotto ogni aspetto.27
27 Karrer a Pacelli, Lucerna, 8 novembre 1936, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 54: «Es ist möglich, dass ich irgendwo in meinen Schriften, aus dem Bestreben, den gutwilligen, aber im Glauben angefochtenen Menschen die katholische Wahrheit seelisch nahezubringen, den von mir selbst gewollten objektiven Maßstab des Dogmas nicht deutlich genug gewahrt haben könnte. […] Ich habe in Wort und Schrift nie etwas anderes gewollt und will nicht anderes, als den Glauben der heiligen katholischen Kirche unter der Leitung des Hl. Vaters, den Glauben, dem ich mit ganzer Seele anhange, in der heutigen Generation erhalten und vertiefen helfen. Er. Eminenz wissen aus Deren persönlicher Kenntnis des deutschen Sprachgebiets, wie schwierig es heute ist, seelsorglich den umgehenden Auffassungen und Stimmungen so zu begegnen, dass das religiös Gemeinte in die Ordnung des katholischen Glaubens und Lebens aufgefangen würde. Da meine Arbeiten von den besten Theologen und Seelsorgern warm begrüßt wurden und bei den Gläubigen eine starke Verbreitung fanden, da auch eine erhebliche Anzahl nach ihrem Bekenntnis durch sie dem kirchlichen Leben wieder zugeführt wurden und immer wieder werden, schließlich auch aus dem Umstand, dass die geistigen Häupter der antichristlichen Bewegung (z. B. Hauer) die ,faszinierende Wirkung‘ (wie sie sagen) meiner Schriften mit gewissem Zorne feststellen und bei der offiziellen Überwachungsstelle der weltanschaulichen (nationalsozialistischen) Interessen eine staatliche Hinderung gegen mich durchsetzten, so glaube ich das Vertrauen haben zu dürfen, dass meine Schriften durch Gottes Güte einige Frucht für die heilige Kirche tragen. Wenn nun in solcher Lage eine so schwere kirchliche Maßnahme, wie es die Indizierung wäre, gegen mich erfolgte, so würde nicht nur praktisch jede Fortsetzung meines Schrifttums unmöglich, sondern es bliebe auch keine entsprechende seelsorglich priesterliche Tätigkeit mehr für mich übrig, nachdem meine wiederholten Bemühungen um Wiedererlangung der Jurisdiktion für die sakramentale Beichte beim Hl. Offizium kein Gehör fanden. Ich wäre in jeder Hinsicht moralisch ruiniert».
Josef Grisar SJ nel suo voto per il Sant’Uffizio aggiunge una riflessione politica:
Infine, anche la situazione politica dell’autore sembra scoraggiare la condanna pubblica del suo libro da parte della Chiesa. L’autore appartiene a coloro che lottano coerentemente e chiaramente per la libertà della Chiesa in Germania. Per questo motivo, è profondamente odiato da coloro che cercano quotidianamente di limitare questa libertà. Non c’è nulla di meglio per loro che l’autore venga pubblicamente respinto dalla Chiesa. Approfitteranno di questa condanna e lo metteranno al centro dell’attenzione più di quanto sia richiesto dalla questione e di quanto la Chiesa intenda fare con un simile giudizio.28
28 Grisar, Voto: «De libro Der Unsterblichkeitsglaube. Das menschliche Suche und die göttliche Offenbarung über den ewigen Lebenssinn, composito ab Otto Karrer, München: Verlag «Ars Sacra», Josef Müller (1936)», Roma, senza data (aprile 1937), in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), doc. n. 66 (f. 121), p. 19: «Denique etiam politica condicio auctoris, ne liber publice ab ecclesia reprobetur, suadere videtur. Auctor inter eos est, qui strenue et clare pro libertate ecclesiae in Germania decertant, ob quam causam illis, qui eamdem libertatem cotidie minuere contendunt, summo odio est. Nihil igitur his iucundius accidere potest, quam ut auctor publice ab ecclesia reprobetur. Hac damnatione abutentur eamque magis in medio proponent, quam res postulat et ecclesia huiusmodi iudicio intendit».
La lettera di Karrer e il voto di Grisar fecero sì che il libro non venisse indicizzato. Nel 1942, tuttavia, la situazione mutò nuovamente tanto che si giunse alla messa all’Indice del libro di Karrer Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione. I due voti di Alois Hudal e Johannes Hudeček C.SS.R. raccomandavano di mettere il libro all’indice: in particolare il dettagliato giudizio di Alois Hudal condannava la vicinanza di Karrer al protestantesimo approfondendo ancora una volta le vicende della collaborazione con Köhler e mettendole in relazione con la nuova pubblicazione del teologo:
Si capisce perché un protestante giapponese che si trovava temporaneamente a Lucerna abbia detto: «Dopo aver letto il libro del sacerdote K., so che non è affatto necessario diventare cattolici».29
29 Hudal, Voto: «Über den Priester Otto Karrer und sein neues Buch Gebet, Vorsehung, Wunder Vol. in-12o, 160 Seiten, Luzern-Leipzig, RAEBER 1941», Roma, 18 novembre 1941, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), doc. n. 104 (f. 254), p. 18; Cf. von Ernst an von Streng, Luzern, 8. marzo 1938, d.: «On comprend, qu’un Japonais protestant, qui était à Lucerne en passage, a dit: ‘Après lecture du livre de l’abbé K. je sais, que c’est pas-du-tout nécessaire de devenir catholique’».
Così, con le parole di un famoso scrittore, si potrebbe porre all’autore la seguente domanda:
«Il suo libro respira o no il senso della fede e della cattolicità della Chiesa?». E qui la mia risposta non può che essere la seguente: Non respira quel senso.
Il verdetto era dunque chiaro, ovvero Karrer
«Non deve più scrivere e non deve più insegnare pubblicamente». Intanto, in base al mio esame del libro, io sono del parere seguente: «L’Ecc.mo Ordinario imponga all’autore di ritirare immediatamente il libro, perché pericoloso per le pratiche di pregare approvate dalla religione cattolica, in quanto sovverte il valore della preghiera fra i fedeli. Inoltre gli impedisca di trattare in prediche, conferenze ecc. l’argomento del libro».30
30 Hudal, Voto: «Über den Priester Otto Karrer und sein neues Buch Gebet, Vorsehung, Wunder, Vol. in-12o, 160 Seiten, Luzern-Leipzig, RAEBER 1941», Roma, 18 novembre 1941, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), doc. n. 104 (f. 254), p. 28s.: «Con una parola di un celebre scrittore si potrebbe applicare all’autore la domanda: ‘Sapitne liber tuus sensum ecclesiae et catholicitatem necne?’. E qui la mia risposta non può essere altra che la seguente: Non sapit. […] ‘non scribat neque publice doceat’».
Dopo la messa all’indice e le misure disciplinari a essa associate, la carriera editoriale di Karrer e le sue attività di insegnamento e di predicazione sembravano terminate. Tuttavia, a partire già dal 1943, ebbe inizio una graduale riabilitazione di Karrer: dapprima con l’abolizione del divieto di predicazione, cosa che appare insolita se si considera il lungo elenco di misure punitive impostegli. Le fonti finora accessibili non hanno fornito alcuna informazione sulle ragioni che portarono alla decisione del Sant’Uffizio di riabilitare a poco a poco Karrer. Resta quindi da chiedersi se le tendenze di apertura della prima metà del pontificato di Pio XII, riscontrabili tra l’altro nell’enciclica «Divino afflante Spiritu» (30 settembre 1943), abbiano creato un periodo favorevole in cui la repressione più dura contro Karrer fu ritirata. Ciò è confermato da una lettera autografa finora sconosciuta di Karrer a Pio XII del 1943, il cui risultato fu il graduale reintegro del sacerdote:
Santo Padre! Una sofferenza che grava su molti fedeli e che mi riguarda mi spinge a chiedere a Vostra Santità, come Padre della Santa Chiesa, un atto di misericordia. Quando, in relazione alla messa all’indice del mio libro Preghiera, Provvidenza, Miracoli, il 25 marzo 1942, mi è stata ritirata dal Sant’Uffizio l’autorità di predicare e di tenere conferenze spirituali, ho accettato il decreto con totale sottomissione e ho sopportato anche il decreto particolarmente pesante del divieto di predicare per l’edificazione dei fedeli, come si addice a un sacerdote, e vi resterò fedele in maniera incondizionata con l’aiuto di Dio. I fedeli, soprattutto della chiesa di San Paolo, e le personalità cattoliche più stimate della città di Lucerna hanno espresso fin dall’inizio, con lettere spontanee al reverendissimo vescovo diocesano Francesco, la loro fervida richiesta che mi sia permesso di predicare di nuovo la Parola di Dio, testimoniando che per quattordici anni hanno sempre e solo ricevuto dalle mie prediche e conferenze un aiuto spirituale per rafforzare la loro fede e la loro vita cattolica. Il reverendo parroco, mons. C. Bossart, che ha degnamente presieduto la parrocchia per trent’anni, ha testimoniato lo stesso in ripetute petizioni e ha chiesto lo stesso per me. Di conseguenza, il reverendissimo vescovo diocesano Francesco, che mi ha assicurato che il divieto di parlare era stato imposto senza che i vescovi lo sapessero o lo volessero, si è dichiarato solidale con la petizione del mio Ordinario, il reverendissimo vescovo Christianus v. Chur, nel settembre 1942, ma in seguito, a causa di un malinteso, ha fatto valere come preoccupazione un presunto tentativo di disobbedienza – preoccupazione che, sebbene senza la sua istruzione, come mi ha detto, è arrivata al Sant’Uffizio. All’inizio di dicembre avevo accettato di tenere un discorso su un libro cattolico alla radio il 30 gennaio, per compiacere l’editore e l’autore, alle seguenti condizioni essenziali: 1. perché ero stato informato che a Natale sarei stato probabilmente liberato dal divieto di parlare, 2. perché avrei comunque sottoposto il manoscritto e la decisione sull’opportunità del discorso al mio Ordinario e avrei agito secondo i suoi desideri – e così ho fatto, non appena ho potuto presentare il manoscritto, quattordici giorni prima della data prevista. Da ciò risulta evidente, e lo dichiaro davanti a Dio e a Sua Santità, che il mio comportamento non voleva essere in alcun modo contrario all’intenzione del superiore ecclesiastico. Poco tempo prima, avevo rifiutato di assistere a un circolo per i convertiti e a uno per gli insegnanti con la motivazione che non avrei fatto nulla di ambiguo visto il divieto di parlare, e non ho mai vacillato da questo atteggiamento di più stretta obbedienza. Ora la dichiarazione errata è del Sant’Uffizio e costituisce l’ostacolo alla mia liberazione, per la quale i fedeli della città e della parrocchia, con il meritevole reverendo parroco, attendono con dolore e desiderio. Il reverendissimo monsignor Dalpiaz del Sant’Uffizio credo sia stato informato delle circostanze e dei fatti del caso. Allo stesso modo, il reverendissimo prevosto di Lucerna, Mons. Dr. Herzog, o la signora Lina Laurer, che ha sempre ascoltato le mie prediche e le mie conferenze per la sua edificazione e con la quale ho ricevuto la benedizione apostolica di Sua Santità nell’ultimo viaggio a Roma, potranno fornire informazioni sul mio atteggiamento sacerdotale e sulle sofferenze dei fedeli. Santo Padre, alla cui paterna benevolenza mi rivolgo con la grande fiducia che il cuore di Vostra Santità sarà in grado di sopportare il dolore della mia anziana madre chiedo in umiltà e in disinteressata devozione alla Santa Madre Chiesa che Vostra Santità si degni di mitigare la penitenza in cui sono debitamente incorso per gli errori contenuti in quel libro, e sia ripristinato con uno speciale atto di grazia di Vostra Santità il solo permesso di predicare e tenere conferenze. Baciandole umilmente il piede chiedo a Vostra Santità Apostol. Benedizione e rimango nella più profonda riverenza per Vostra Santità umilissimo servitore in Cristo Otto Karrer.31
31 Karrer a Pio XII, Lucerna, 17 maggio 1943, in ADDF, St. St. T 1 (prot. 329/1924), n. 126 (manoscritto): «Heiliger Vater! Ein Leid, welches viele Gläubige mit mir bedrückt, veranlasst mich, Er. Heiligkeit als den Vater der hl. Kirche um eine Gnade zu bitten. Als mir im Zusammenhang mit der Indizierung meines Buches “Gebet, Vorsehung, Wunder” am 25. März 1942 vom Hl. Offizium zugleich die Vollmacht zu Predigten und geistlichen Konferenzen entzogen wurde, nahm ich die Verfügung mit vollkommener Unterwerfung an und habe auch die besonders schwere Verfügung des Predigtverbotes zur Erbauung der Gläubigen so getragen, wie es dem Priester ziemt und werde darin bedingungslos mit Gottes Hilfe verharren. Die Gläubigen, besonders von der Kirche St. Paul, und die angesehensten katholischen Männer der Stadt Luzern haben von Anfang an, in spontanen Briefen an den hochwürdigsten Diözesanbischof Franziskus die inständige Bitte ausgesprochen, mir die Erlaubnis zur Verkündigung des Wortes Gottes wieder zu erwirken, indem sie bezeugten, daß sie seit 14 Jahren aus meinen Predigten und Vorträgen immer nur geistige Hilfe zur Stärkung im katholischen Glauben und Leben empfangen haben. Dasselbe hat der hochw. Pfarrer, Msgr. Dr. C. Bossart, der seit 30 Jahren der Pfarrei würdig vorsteht, in wiederholten Gesuchen bezeugt und für mich erbeten. Dementsprechend hat auch der hochwürdigste Diözesanbischof Franziskus, der versichert, dass das Redeverbot ohne Wissen und Wunsch der Bischöfe erfolgt sei, im September 1942 mit der Eingabe meines Ordinarius, der hochwürdigsten Bischofs Christianus v. Chur, sich solidarisch erklärt, aber nachher in Folge eines Missverständnisses einen vermeintlichen Versuch des Ungehorsam als Bedenken geltend gemacht – welches Bedenken, wenn auch ohne seinen Auftrag, wie er mir sagte, an das Hl. Offizium gelangte. Ich hatte nämlich Anfang Dezember ein kath. Bücherreferat im Radio, für 30. Januar, zugesagt, um Verlag und Verfasser gefällig zu sein, unter den folgenden wesentlichen Voraussetzungen: 1. weil ich Nachricht hatte, daß ich auf Weihnachten mit der Befreiung vom Redeverbot rechnen könne, 2. weil ich auf alle Fälle das Manuskript und die Entscheidung über die Zweckmäßigkeit des Referats meinem Ordinarius unterbreiten und mich nach dessen Wunsch verhalten würde – und so habe ich auch getan, sobald ich das Manuskript einreichen konnte, 14 Tage vor dem vorgesehenen Termin. Daraus ist offensichtlich, und ich erkläre es vor Gott und Er. Heiligkeit, daß mein Verhalten von jedem Gedanken, gegen die Intention des kirchlichen Oberen zu handeln, vollkommen frei war. Hatte ich doch auch kurz zuvor erbetene Assistenz an einem Zirkel für Konvertiten und an einem solchen für Lehrer und Lehrerinnen mit der Begründung abgelehnt, dass ich angesichts des Redeverbots nichts Zweideutiges tun werde, und ich habe von dieser Haltung des strengsten Gehorsams nie etwas abgezogen. Nun liegt die irrtümliche Angabe beim Hl. Offizium und bildet das Hindernis für meine Befreiung, auf welche die Gläubigen der Stadt und der Pfarrei, mit dem verdienten hochw. Pfarrer, mit Kummer und Sehnsucht warten. Der hochwürdigste Mgr. Dalpiaz vom Hl. Offizium ist, wie ich glaube, über die Verhältnisse und den Sachverhalt informiert. Ebenso wird der hochwürdigste Propst v. Luzern, Mgr. Dr. Herzog, oder Frau Lina Laurer, die meine Predigten u. Vorträge stets zu ihrer Erbauung hörte und mit der ich bei der letzten Romfahrt den Apostl. Segen Er. Heiligkeit empfangen durfte, über meine priesterliche Haltung und Arbeit und über das Leid der Gläubigen Aufschluss geben können. Heiliger Vater, an dessen väterliche Güte ich mich wende in dem großen Vertrauen, daß das Herz Er. Heiligkeit den Schmerz meiner betagten Mutter dieses Zeichen der Milde und des Trostes nicht versagen werde, ich bitte in Demut und in selbstloser Ergebenheit an die Hl. Mutter Kirche, Er. Heiligkeit möge geruhen, die Buße, die ich mir für die Fehler in jenem Buche gebührend zugezogen, insofern zu mildern, dass durch einen besonderen Akt der Gnade Er. Heiligkeit nur die Erlaubnis zu Predigen und Konferenzen wiedergegeben werde. Mit demütigem Fußkuss bitte ich Er. Heiligkeit um den Apostol. Segen und verharre in tiefster Ehrfurcht Er. Heiligkeit geringster Diener in Christus Otto Karrer».
Subito dopo questa lettera, a Karrer fu revocato il divieto di predicare.
4 Riabilitazione
Dopo la guerra, il lavoro ecumenico di Karrer ricevette un nuovo impulso. Già nel 1946 fondò, insieme al pastore riformato Richard Kraemer, un gruppo di discussione ecumenica, che formò propaggini in varie città della Svizzera e mantenne contatti con il movimento Una Sancta in Germania. Temi importanti del circolo erano la questione dell’unità, la teologia della Parola di Dio, il rapporto tra Scrittura e Tradizione, il ministero petrino, l’Eucaristia, la questione dei matrimoni misti, ecc.32 Karrer descrive la motivazione delle discussioni comuni in una conferenza del 1950:
32 Cf. Müller, Otto Karrer, 25.
Lo sforzo per l’unità dei cristiani non è in primo luogo una questione di intelligenza ecclesiastico-politica né di intelletto teologico, ma soprattutto di cuore credente. I politici della Chiesa in quanto tali sono in ogni caso… sospettati di mescolare la religione con altri interessi; i teologi in quanto tali sono probabilmente indispensabili alla causa ecumenica.
A queste considerazione aggiungeva che
il movimento ecumenico è soprattutto un incontro di cuori che soffrono per l’unità perduta, con la richiesta ai teologi e ai politici della Chiesa di sottoporre le vecchie dispute a una nuova considerazione, il più possibile libera da passioni e pregiudizi.33
33 Karrer, «Von ökumenischer Haltung und Hoffnung», 14.
Karrer pubblicò altri risultati dei colloqui in Hochland, rivista che era fonte di attenta e costante vigilanza da parte del Sant’Uffizio. È interessante notare che le reazioni si limitarono ad ammonizioni minori, che non ostacolarono la sua ulteriore riabilitazione nel corso del Concilio. Al contrario, dopo la sua reintegrazione negli anni Sessanta, Karrer ha assunto un ruolo diverso, che lo ha portato a essere determinante, a esempio, nella ripubblicazione del libro di Josef Thomé Il cristiano maturo. Chiesa cattolica in cammino di maturazione (Der mündige Christ. Katholische Kirche auf dem Weg der Reifung ([1949] 1967)).34 Questa fu l’ultima pubblicazione in lingua tedesca a essere messa all‘Indice nel 1955. Bernd Marz scrive addirittura che le autorità vaticane avevano descritto Karrer come «uno dei nostri più preziosi collaboratori».35
34 Thomé, Der mündige Christ.
35 Marz, «In den Riss treten…», 171.
A questo punto bisogna mettere a fuoco i rapporti dei gesuiti con Karrer e in particolare il ruolo di Augustin Bea, il cui significato come «Censor Germaniae» in relazione a Karrer non è ancora stato chiarito. A esempio, egli era «sempre rimasto un contatto amichevole e un consigliere» per Otto Karrer, ma questo «è solo una parte della verità».36 Negli anni Venti, Bea aveva ugualmente espresso che il suo ex confratello era «una minaccia continua per la Provincia [appena fondata dei Gesuiti dell’Alta Germania]» e «spiritualmente non normale». Con questo non voleva «assolverlo da ogni responsabilità», ma riteneva che Karrer
36 Unterburger, Gefahren, die der Kirche drohen.
avrebbe potuto proteggersi con la fedeltà alla sua vita spirituale e con la preghiera […] dagli eccessi della sua indole anormale.37
37 Bea a Ehrle, Roma, 25 luglio 1924, in Archiv der Deutschen Provinz der Jesuiten (ADPSJ), NL Augustin Bea SJ, Nza 27a, Nr. 70, d.: Unterburger, Gefahren, die der Kirche drohen, 21 (nota 49).
Lo sfondo del giudizio negativo di Bea nel 1924 fu il precipitoso allontanamento di Karrer dall’Ordine dei Gesuiti e la sua conversione alla Chiesa evangelica luterana in Baviera. È sorprendente che Bea non compaia quasi mai in relazione a Karrer durante il periodo in cui fu consultore del Sant’Uffizio e, quando lo fece tese a essere moderato, a differenza di altri casi in cui agì in modo intransigente. Nel 1957, Karrer si rivolse a Bea con la richiesta di leggere il manoscritto Il cristianesimo e le religioni del mondo (Das Christentum und die Weltreligionen) e di ottenere una «autorizzazione preventiva» (vorherige Genehmigung)38 dal Sant’Uffizio così da avere nell’influente ex confratello il proprio effettivo pre-censore delle sue pubblicazioni, fatto che imbarazzò Bea. Così scriveva il gesuita a Alfredo Ottaviani:
38 Karrer al Sant’Uffizio, Lucerna, 20 agosto 1957, in ADDF, C.L. 1955, 298/1955, n. 13.
Ho significato al Rev. Karrer che non si suol dare dalla Suprema S. Congregazione del S.O. una approvazione preventiva di scritti, e che non dovrebbe meravigliarsi se non si desse seguito alla sua domanda. Mando tuttavia la domanda col manoscritto all’Eminenza Vostra Rev.ma, perché il caso sembra esser un po’ particolare volendo il Rev. Karrer, dopo essere stato rimproverato, tempo fa, per una sua opinione sul valore della preghiera di petizione, ora, parlando della stessa materia nel suo manoscritto, esser sicuro che il S.O. non trovi nulla da ridire contro ciò che ora espone in proposito.39
39 Bea a Ottaviani, Roma, 27 agosto 1957, nr. 12, in ADDF, C.L. 1955, 298/1955, n. 12.
A questo proposito, il Nunzio in Svizzera fu informato che «non rientra nella prassi del S. Offizio esaminare preventivamente» (nicht Praxis des Heiligen Offiziums sei, im Voraus zu prüfen).40 Piuttosto, il vescovo avrebbe dovuto affiancare a Karrer una persona adatta, poco tempo dopo lo stesso Bea si interessò a lavorare con l’ex confratello. In risposta alla lettera di congratulazioni inviata da Karrer all’indomani dell’elevazione a cardinale di Bea, quest’ultimo scriveva al sacerdote che lui non era
40 Sant’Uffizio, C.P., Roma, 7 settembre 1957, ADDF, C.L. 1955, 298/1955, n. 17.
l’unico a cui sta a cuore che io dedichi la mia attenzione anche alla questione dell’unità, cosa che naturalmente farò come prima e più di prima. Sarò loro grato per qualsiasi cosa possa servire a informarmi in questo campo.41
41 Bea a Karrer, Roma, 3 dicembre 1959, in Karrer-Archiv ZBL, d.: Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 287.
Karrer colse l’invito di Bea come un’opportunità per convincere il neo-cardinale a difendere Teilhard de Chardin, il cui insegnamento sull’evoluzione era oggetto di condanna. Non si arrivò a una condanna;42 in che misura l’intervento di Karrer presso Bea abbia contribuito a questo risultato è tuttavia difficile da accertare attraverso le fonti.
42 Cf. Höfer, Conzemius, Otto Karrer, 287.
5 Sintesi
Con l’apertura, nel marzo 2020, dei fascicoli relativi al periodo del pontificato di Pio XII presso l’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede di Roma, è possibile far luce sui retroscena che portarono il Sant’Uffizio, nel 1937, a rifiutare la messa all’indice del libro di Karrer La fede dell’immortalità. La situazione mutò nel 1942, quando il libro di Karrer Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione fu messo all’Indice dei libri proibiti subito dopo la sua pubblicazione; i retroscena del diverso approccio del Sant’Uffizio sono rimasti finora in gran parte oscuri. Risulta che gli scontri di Karrer con il nazionalsocialismo, in particolare con il Mito del XX secolo di Rosenberg e la sua ricezione di Meister Eckhart, influenzarono la formazione dell’opinione interna alla Curia riguardo a La fede dell’immortalità nel 1937 in modo tale da impedirne la messa all’indice. Quando nel 1942 il libro Preghiera, Provvidenza, Miracoli. Una conversazione venne inserito fra i libri proibiti, le questioni teologiche tornarono in primo piano. In questo contesto, non è chiaro se il tentativo fallito di Karrer di emigrare negli Stati Uniti nel 1939-40 abbia influenzato le misure di censura del Sant’Uffizio, anche se ci furono continue denunce dalla Svizzera. La graduale riabilitazione di Karrer a partire dal 1943 è legata alla sua lettera personale a Pio XII. Il teologo aveva già scritto all’allora Cardinale Segretario di Stato nel 1936, il che fu determinante per evitare la messa all’indice; anche se la condanna venne espressa nel 1942, le misure disciplinari più severe (a esempio il divieto di predicare) furono ritirate subito dopo la lettera di Karrer. Gli autori e il numero delle denunce, gli accordi e i processi di informazione tra le diocesi (Basilea e Coira) e la Curia romana, nonché i processi interni al Sant’Uffizio possono essere ampiamente chiariti. È necessario indagare ulteriormente sul fatto che lo stesso Karrer divenne un collaboratore curiale non ufficiale nel corso del Concilio. A questo proposito, occorre rivedere i rapporti dei gesuiti con Karrer e in particolare il ruolo di Augustin Bea SJ. In ogni caso si può constatare che la figura storicamente e teologicamente interessante di Otto Karrer può essere utilizzata per illustrare importanti preoccupazioni di riforma negli anni Trenta-Sessanta e la corrispondente repressione ecclesiastica.
Fonti d’archivio
Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede (ADDF), Stanza Storica T1 (prot. n. 319/1924).
ADDF, Censura librorum (C.L.) 1955, b. 298/1955.
Archiv der Deutschen Provinz der Jesuiten (ADPSJ), NL Augustin Bea SJ, Nza 27a. Karrer-Archiv Zentralbibliothek Luzern (ZBL).
Fonti a stampa e bibliografia
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Höfer, L.; Conzemius, V. Otto Karrer. Kämpfen und Leiden für eine weltoffene Kirche. Freiburg i. Br.: Herder, 1985.
Karrer, O. Der Unsterblichkeitsglaube. Das menschliche Suchen und die göttliche Offenbarung über den ewigen Lebenssinn. München: Ars Sacra Josef Müller, 1936.
Karrer, O. Gebet, Vorsehung, Wunder: Ein Gespräch. Luzern: Räber, 1941.
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Karrer, O.; Köhler, L. Gotteserfahrung und Gotteserlebnis bei Jeremia, Augustin und Eckhart. Luzern: Schweizer Spiegel, 1933.
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Müller, W. (Hrsg.). Otto Karrer, Fundamente und Praxis der Ökumene gestern und heute. Berlin: Morus, 2004.
Müller, W. (Hrsg.). Reden über die Welt und Gott. Otto-Karrer-Vorlesungen 2010‑2017. Zürich: Theologischer Verlag, 2017.
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Unterburger, K. Gefahren, die der Kirche drohen. Eine Denkschrift des Jesuiten Augustinus Bea aus dem Jahr 1926 über den deutschen Katholizismus. Regensburg: Pustet, 2011.